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Insonnia: sporadica o abituale?

Immagina di essere a letto, sveglio, di notte. Ti continui a girare e rigirare, sperando di trovare la posizione giusta per dormire, ma senza successo. Le ore passano, fissando il soffitto. Solo noia e pensieri. Ti alzi dal letto per fare qualcosa, sperando aumenti la stanchezza. Questa aumenta ma non ti addormenti comunque.

La maggior parte delle persone ha sicuramente trascorso almeno una notte della propria vita in questo modo. Non chiudere occhio nonostante la stanchezza.
Se questi episodi rimangono isolati non c’è nulla di cui preoccuparsi. Ma dal momento in cui diventano molti frequenti o abituali, allora si può parlare di disturbo da insonnia.
In questo caso, il soggetto sperimenta frequenti episodi di diminuzione della durata del sonno o di sonno di scarsa qualità. Essi sono caratterizzati da difficoltà a prendere sonno o a mantenerlo durante l’intera notte, malgrado la necessità di dormire e la sensazione di stanchezza.
Dai dati statistici emerge che circa il 30% della popolazione occidentale soffre del disturbo da insonnia, che esso è distribuito in modo uguale tra uomini e donne, e che è un problema che si può presentare a qualsiasi età.

Cause dell’insonnia

L’insonnia può essere causata da diversi fattori, tuttavia alcune persone sono più a rischio rispetto ad altre. Nello specifico, le persone più predisposte sono quelle che stanno attraversando un periodo impegnativo e stressante e che sperimentano condizioni ambientali poco favorevoli.
Un evento stressante, come ad esempio un lutto, un problema relazionale o lavorativo, può provocare un problema di insonnia temporaneo, il quale tuttavia non deve essere sottovalutato, in quanto anche i disturbi del sonno occasionali, se non trattati in modo adeguato, possono diventare cronici.

Secondo un modello causale dell’insonnia, sono tre i fattori responsabili dello sviluppo del disturbo:

  • Fattori predisponenti
  • Fattori precipitanti
  • Fattori perpetuanti

I fattori predisponenti sono quelli che determinano una maggiore predisposizione a sviluppare insonnia, rispetto ad altri. Potrebbero riguardare alcuni degli eventi stressanti sopracitati, oppure alcune caratteristiche individuali, come ad esempio l’essere iper-vigilanti o ansiosi. L’ansia, infatti, spesso accompagnata da rimuginio e ruminazione, contribuisce ad attivare i meccanismi che favoriscono la veglia, ostacolando di conseguenza il sonno.

I fattori precipitanti sono quelli che determinano la comparsa vera e propria del disturbo da insonnia. Sono fattori che vanno ad accrescere la predisposizione della persona all’insonnia e spesso si tratta di episodi specifici, come ad esempio un evento ingestibile, l’aggravarsi di problemi lavorativi, relazionali, di salute, o la presenza di preoccupazioni specifiche. In questi casi, l’insonnia è l’esito di uno stress eccessivo, per cui l’ansia, le preoccupazioni e le emozioni della persona contribuiscono ad alimentare il problema.

I fattori perpetuanti sono quelli che mantengono nel tempo l’insonnia. Essi consistono in comportamenti disfunzionali che la persona mette in atto nel tentativo di dormire. Tuttavia, essi hanno alla base un’ansia che alla fine mantiene il disturbo. L’insonnia cronica porta le persone a pensare, rimuginare sulla loro situazione, sulle ripercussioni che il non dormire potrebbe provocare. Le persone tentano in ogni modo di trovare una soluzione per poter dormire in modo adeguato, e, allo stesso tempo, si preoccupano degli effetti negativi che le poche ore di sonno potrebbero avere nei momenti in cui è necessario essere concentrati e riposati.
Alla fine, l’ansia generata dalla paura di non dormire alimenta l’insonnia che, a sua volta, accresce ancora l’ansia, aumentando lo stato di attivazione e generando un circolo vizioso che renderà ancora più difficile prendere sonno.
Questo circolo vizioso potrebbe andare avanti all’infinito, generando altri pensieri disfunzionali e la messa in atto di comportamenti compensativi sbagliati che, a loro volta, non fanno che aumentare il disturbo.

Combattere l’insonnia modificando le distorsioni cognitive

All’origine delle nostre emozioni e dei nostri comportamenti ci sono i pensieri. In questo caso si tratta di distorsioni cognitive, in quanto esse provocano emozioni negative e rappresentano una modalità attraverso la quale la mente umana si convince di qualcosa, a prescindere che sia vero oppure no.
Per rendere questi pensieri più funzionali è necessario che essi vengano modificati. Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso la psicoterapia cognitivo-comportamentale, la quale funziona proprio attraverso la trasformazione dei pensieri disfunzionali della persona, in modo da promuoverne il benessere.

In conclusione, una volta verificata la presenza di un disturbo da insonnia, alla cui base vi è un’ansia che ostacola il benessere della persona, impedendo anche il riposo di cui necessita il nostro organismo, sarà possibile intervenire sui pensieri e le emozioni sgradevoli e disfunzionali che la persona sperimenta.
Anche l’addormentamento, che apparentemente potrebbe sembrare un’attività banale, può essere molto difficile. Spesso per affrontare questo problema, andrebbero affrontare e gestite le proprie emozioni negative per poter riposare in modo adeguato.

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