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Siamo capaci di riconoscere le emozioni?

Gioia, tristezza, rabbia, disgusto, paura sono le nostre emozioni fondamentali, ci accomunano tutti, grandi e piccini, ma è sempre facile riconoscerle e gestirle?
Le sfumature di queste emozioni sono tantissime e ognuno le vive a modo proprio. Alcune volte ci si ritrova travolti da emozioni che si legano a ricordi o a situazioni che stiamo vivendo senza neanche accorgersene… altre volte l’emozione degli altri “contagia” il modo in cui ci sentiamo… ma senza la consapevolezza diventa più complicato riuscire a osservarle e poi a regolarne l’intensità.
Per questo diventa importante essere curiosi e darsi la possibilità di aprire un dialogo con i nostri stati emotivi. Tutte le emozioni hanno una specifica funzione, arrivano e se ne vanno dalla nostra mente per lasciarci un messaggio. Decifrarlo è possibile, se le si osseva con coraggio.

L’importanza dell’auto-regolazione emotiva

Attraverso l’alfabetizzazione emotiva del genitore, della coppia e del bambino si comprende quali sono le emozioni, come le vive ciascuno, come si “comportano” dentro di noi, a che cosa si legano e a cosa servono. L’auto-regolazione emotiva permette di saperle gestire da soli, ma anche di capire quando è il momento di chiedere aiuto a qualcuno di cui ci fidiamo, che ci permetta di sentirci accolti e compresi.
Conoscere il proprio mondo emotivo e dialogarci è di fondamentale importanza non solo per il benessere del genitore, ma anche per la qualità della relazione con i figli. I bimbi, fin da molto piccoli, sperimentano una vasta gamma di emozioni che vengono vissute prima nel corpo e poi rese esplicite con il linguaggio. Per gestire le proprie emozioni il bambino ha bisogno di un “contenitore sicuro” in cui farlo: il genitore stesso. Pian piano attraverso la co-regolazione emotiva, il bambino imparerà che non esistono emozioni buone o cattive e che nulla è così profondamente pauroso se viene condiviso e accolto.

Dialogare con le emozioni dei bambini

Il dialogo con le emozioni del proprio figlio è un dialogo d’amore, nel quale gli ingredienti fondamentali sono la presenza, l’ascolto empatico, la comprensione e la vicinanza emotiva. Per fare questo però il genitore deve sentirsi abbastanza forte, senza farsi sopraffare dall’intensità emotiva del bambino/a. Esplorando il proprio mondo interno, si possono riconoscere le emozioni che ci mettono a disagio e che ci impedicono di essere insieme al bambino che le sperimenta: la rabbia del bambino può far paura al genitore, ad esempio, o non essere accettata e permessa. Bloccare ripetutamente un vissuto emotivo equivale a mandare un messaggio al bambino che quell’emozione non va bene e, crescendo, ogni volta che sperimenterà quell’emozione si sentirà a disagio sempre più e non saprà come riconoscerla e regolarla. Può capitare anche che appena il bimbo/a sperimenta un’emozione spiacevole il genitore a disagio o che si vergogna tenti di distrarre il bambino, per non farlo strillare o piangere. Questa strategia non sempre funziona e fa sentire il bambino più stressato, non compreso e non aiutato davvero. Potrebbe essere un comodo rimedio se funzionasse, ma il messaggio che veicola è ancora una volta questo: “questa emozione non va bene, scacciala”. Accogliere le emozioni implica non averne paura, conoscere bene le proprie e lavorare su quelle che ci mettono in difficoltà, permette di essere disponibili ad accogliere anche le emozioni degli altri.

Esistono diversi percorsi per imparare a conoscere e gestire il proprio mondo emotivo, anche nel protocollo psico-educativo del Circle of Security Parenting questo tema viene affrontato e inserito all’interno del cammino verso la costruzione di una relazione sicura genitori-figli. Potersi sentire “al sicuro” con i propri genitori è un grande dono per i figli: non serve essere genitori perfetti par farlo, ma mettendosi in gioco in modo autentico lo si può costruire insieme!

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